Gesù sulla croce non dubitò del Padre, come la frase potrebbe farci pensare
Sia Marco che Matteo riportano la frase pronunciata da Gesù quando sulla croce la vita stava per lasciarlo: «Eloì, Eloi, lamà sabachtani» («Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato»).
Ci sono alcune note che sembrano stonate nei brani evangelici che narrano queste vicende. La prima e che gli ebrei più vicini al luogo del martirio pensarono che stesse invocando Elia per essere soccorso, mentre la seconda risiede nella perplessità che il Figlio di Dio potesse mettere in dubbio la vicinanza del Padre in quel momento tragico.
Vediamo allora di dare le risposte a queste perplessità.
In realtà la frase che Gesù urlò fa parte dell’incipit del Salmo 21, il canto del servo giusto sofferente. Era usanza infatti recitare a voce alta le primissime righe dei salmi, per poi proseguire a bassa voce.
Gesù recitò quindi il Salmo 21, che termina in una profonda coscienza di fiducia in Dio, nonostante le prove siano faticose e sembrino insostenibili, proprio per evidenziare la sua missione di servo sofferente annunciata da Isaia.
Al tempo, nell’attuale Palestina, le lingue parlate erano quattro: il Greco (lingua dei dotti e della cultura), il Latino (idioma dei dominatori, e dunque lingua giuridica e delle istituzioni), l’Ebraico (utilizzato esclusivamente nei riti e nelle funzioni religiose) e l’Aramaico, la lingua corrente entrata nel popolo dopo la deportazione a Babilonia e il ritorno in patria circa 70 anni più tardi.
La frase (אלהי אלהי למה שבקתני = Eloì, Eloì, lamà sabachtani) è in aramaico «ebraicizzato», e ne abbiamo la prova perché «lamà» col significato di «perché» veniva utilizzato solo nell’Aramaico parlato nell’attuale Terrasanta.
Le prime due parole («Eloì, Eloì» – oppure «Elì, Elì» secondo Matteo), indicano indiscutibilmente un dei modi con cui gli ebrei indicavano Dio, ovvero Elohim. Gli altri due erano «Adonai» (letteralmente: «Signore») o il tetragramma sacro che però era impronunciabile per religione. Pronunciando la frase in Aramaico, Gesù la rese diversa da quella in ebraico che veniva ripetuta nelle Sinagoghe, per cui la confusione, la somiglianza con il nome di Elia, e la rimembranza che il Messia sarebbe stato preceduto dal ritorno del profeta, generarono il dubbio.
Dunque la frase fu opportuna al Cristo per confermare la sua fiducia nei confronti del Padre (altra persona della Trinità insieme a Lui stesso e allo Spirito Santo), ma anche a ricordarci, attraverso la cattiva interpretazione degli Ebrei presenti, che il profeta che precedette il Messia era Giovanni il Battista, novello Elia.