Il rischio di essere ciechi o di avere una visione distorta
«Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro». (Dalla liturgia)
Il primo paragone è quello della guida, che rischia di far cadere nel fosso chi si affida a lei. Il riferimento non è solo ai farisei del tempo di Gesù, ma è ai discepoli di tutti i tempi.
Il cieco non sa dove va. E il discepolo rischia di non sapere più dove va quando perde il punto di riferimento, quando perde di vista l’unica vera Guida: Gesù. Quando il discepolo non fa più riferimento agli insegnamenti di Gesù, al magistero della Chiesa, diventa cieco e smette di essere una guida affidabile.
La parola del discepolo non può separarsi da quella del Maestro. Il discepolo può solo cercare di spiegare quello che Gesù ha già detto, non può fare di testa sua, pena il rischio di cadere nel fosso, di rovinare cioè la propria vita e quella degli altri.
Il secondo paragone è quello della pagliuzza e della trave. Talvolta, per essere fedeli alle parole di Gesù, è necessaria la correzione fraterna, cioè dire al fratello che sta sbagliando qualcosa.
Il rischio, in questi casi, è quello di usare due pesi e due misure, di essere molto indulgenti con se stessi e puntigliosi con gli altri; di essere, nei confronti degli altri, più rigorosi di quanto lo sia Gesù stesso, e usare invece un metro eccessivamente morbido con noi stessi. È un atteggiamento ipocrita.
Il brano ci avvisa che è meglio cominciare la critica da noi stessi, perché è proprio verificando le nostre mancanze che noi riusciamo ad avere un giusto metro per valutare il comportamento degli altri. Cominciare la critica da noi stessi non è solo un modo di evitare l’ipocrisia, ma ci aiuta a capire quali siano i tempi, i modi, la gravità della correzione per gli altri. Solo chi mette in discussione se stesso ha la lucidità per vedere e per capire gli altri.
Il Signore ci vuole felici, per questo ci da questi suggerimenti: perché noi possiamo essere in grado di riconoscere ciò che è bene e ciò che è male, non basandoci su quello che pensa il mondo, ma basandoci solo sull’insegnamento del Signore, perché solo in esso troviamo ciò che ci serve per avere pace e gioia.