La profondità del Vangelo e la difficoltà di descriverla in parole umane
Dalla lettura del Vangelo traiamo infiniti spunti: è come una miniera inesauribile. E questa realtà risulta ancora più sorprendente se consideriamo che a parole non si riesce ad esprimere tutta la profondità del messaggio.
Le varie traduzioni dai testi antichi incontrano inoltre il problema di esprimere nei verbi delle lingue nazionali tutta la forza che il redattore ha voluto concentrare sui termini usati, i quali erano probabilmente a loro volta insufficienti in relazione alla potenza del messaggio.
Prendiamo ad esempio quello che è riconosciuto come uno degli inni più sublimi dell’intera letteratura mondiale: il Prologo al Vangelo di Giovanni.
A parte i primi tre versetti, che esprimono in poche ma dense parole la pre-esistenza di Cristo e introducono il pensiero trinitario, troviamo successivamente il motivo di constatare quanto si perda nel leggere le Scritture senza un’adeguata conoscenza di esse.
Nel versetto 14 del Prologo (Gv 1,14) vengono utilizzate espressioni verbali significative. In primis constatiamo che “il Verbo SI FECE carne”. Nessun intervento esterno: è il Logos stesso, del quale ci è stato detto al versetto 1,1 che è Dio, che di sua iniziativa si incarna. Generosamente e in piena libertà.
La traduzione “venne abitare in mezzo a noi”, invece, non rende interamente giustizia al significato, in quanto il redattore intendeva qualcosa di ancora più profondo. La formula usata non è infatti “venne ad abitare”, ma un verbo che nel Nuovo Testamento figura esclusivamente qui e in 4 altri versetti dell’Apocalisse: “Eskenosen”. Si tratta dell’auristo del verbo “piantare la tenda”. L’auristo è infatti un modo verbale greco che indica un’azione conclusa nel passato, ma che protrae le sue conseguenze ancora oggi.
“Piantare la tenda” richiama l’Antico Testamento, e precisamente il momento in cui Dio decise di frequentare con il segno esterno della nube, la tenda del convegno, e di guidare il popolo eletto verso la Terra Promessa.
Nella formula utilizzata da Giovanni c’è quindi l’intenzione di farci capire che con l’Incarnazione, Gesù-Dio ci guida direttamente verso verso la Vita Eterna. Da parte nostra però è necessaria l’accoglienza. La nube si posava sulla tenda, e il popolo si arrestava nel suo cammino per riposare. Quando la nube si innalzava, il popolo la seguiva docilmente.
Nel dirci che il Verbo ha piantato la tenda in mezzo a noi, si vuole anche spiegare che è necessario restare all’interno del percorso che Dio ha tracciato.