La Parola del Signore supera il “sabato”

La Parola del Signore supera il "sabato"

Il bene dell’uomo viene prima della regola

“Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono. Alleluia”.

Quello che si rimproverava ai discepoli di Gesù non era il raccogliere delle spighe nel campo di un altro (cosa lecita), ma il farlo in giorno di sabato.

La regola del sabato era (ed è) rigorosissima per gli Ebrei osservanti: la si può violare solo in casi eccezionali, in casi di grave pericolo.

Gesù però ribalta questa regola: il bene dell’uomo viene prima della regola del sabato, e non solo per i casi eccezionali. La legge dell’amore vale più della legge di Mosè. E Gesù la insegna affermando la propria autorità: «il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Non è più la legge di Mosè, interpretata dalle scuole dei rabbini ad insegnarci che cosa Dio vuole e cosa non vuole, ma è Gesù, vero uomo e vero Dio l’unico che ci può illuminare su Dio e sulla sua volontà.

E la sua parola è l’unica che possa insegnare con autorità che cosa è bene e che cosa è male agli occhi di Dio, e quindi che cosa è bene e che cosa è male per la vita di ogni uomo.

“Voi che mi avete seguito, riceverete cento volte tanto” (Mt 19,27-29)

"Voi che mi avete seguito, riceverete cento volte tanto" (Mt 19,27-29)

Ecco perché vale la pena di seguire il Signore

È una domanda, quella di Pietro, che ogni cristiano prima o poi si fa. Vale davvero la pena di seguire il Signore? Vale davvero la pena di rinunciare a quello che il mondo sembra offrirci?

La risposta di Gesù non lascia dubbi: Sì. Ne vale la pena.

San Benedetto ha capito cosa è davvero importante nella vita, importante per renderci felici in questa esistenza terrena, pur con tutte le limitazioni che porta con sé, e importante per aprirci le porte alla vita eterna.

Non facciamo lo stesso errore dei nostri progenitori, che hanno dato ascolto al serpente che li ha convinti che obbedire al Signore volesse dire limitarsi, rinunciare a vivere pienamente la vita!

Il Signore non è venuto a portare via nulla di quello che nella vita è buono e bello. Il Signore non ci toglie nulla, ma ci dona tutto.

Credere o non credere?

Credere o non credere?

Cosa comporta rifiutare l’annuncio di Cristo?

Rifiutare o accogliere l’annuncio di Cristo non è indifferente.

Certamente l’annuncio della salvezza deve essere accettato liberamente, nessuno può essere costretto a credere. Ma credere o non credere non è senza conseguenze.

Chi rifiuta l’annuncio della salvezza si condanna ad un giudizio di morte: «la terra di Sòdoma e Gomorra sarà trattata meno duramente». Questo ammonimento sembra essere indirizzato in modo particolare a noi, che viviamo in una società che nelle sue istituzioni, nei suoi valori, nel suo modo di pensare, nel suo modo di vivere è stata plasmata dal Cristianesimo, e che però sembra rapidamente perdere il dono grande della fede.

Tutto nella nostra storia ci parla di Cristo, ma oggi la maggior parte delle persone sembrano vivere come se Dio non esistesse.

Non aderiamo al modo pagano di pensare e di vivere, tanto di moda oggi! Non dobbiamo rinunciare alle nostre convinzioni con la scusa di rispettare quelle degli altri! Garantire la libertà di pensiero a chi non crede non significa mettere sullo stesso piano la verità e l’errore!

Chiediamo al Signore di rendere forte la nostra fede, chiara la nostra identità di discepoli di Cristo. Solo in questo modo possiamo essere luce per la vita di chi non crede.

Gesù ridà la vita, ma non solo quella terrena

Gesù ridà la vita, ma non solo quella terrena

Abbiamo la libertà di figli: sta a noi accettare Gesù o meno

«Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. (Mt 9,18-26)

Le parole di Gesù suscitano le risa della folla. Nessuno di loro credeva che Gesù potesse sconfiggere la morte. E ben pochi di noi lo credono oggi.

Quando si parla di vita eterna, di vita dopo la morte, dei Novissimi (cioè le quattro cose ultime: morte, giudizio, inferno e paradiso) si incontra spesso l’espressione tra il divertito e il perplesso di chi ci sta ad ascoltare. Al punto che oggi questi temi sono quasi del tutto scomparsi dalla predicazione. Ma questo è un errore!

Gesù non si è fatto uomo semplicemente per rendere un po’ migliore la nostra vita di quaggiù (anche perché, se così fosse, a duemila anni di distanza dovremmo dire che il suo progetto non è che abbia avuto un grande successo!). E comunque un Dio che si fa uomo per rendere un po’ migliori gli anni che trascorriamo sulla terra, per poi consegnarci definitivamente alla morte, al nulla, al non essere, non può non lasciarci perplessi. E infatti non è così.

Gesù non si è fatto uomo per salvarci dalla malattia, dal lavoro che non si trova, dal matrimonio andato male, dalla tristezza. È venuto per salvarci dalla dannazione eterna. È venuto per darci la vita eterna.

E i miracoli riportati dai vangeli in cui Gesù richiama alla vita delle persone già morte sono solo segno di questo. Solo un segno, perché queste persone, come la fanciulla del brano di oggi, sono tornate alla vita di prima, e dopo un po’ di anni sono morte una seconda volta, e per sempre!

Gesù invece è venuto a donarci la vita eterna. I miracoli di Gesù, specie quelli con i quali ridona la vita fisica a chi l’ha perduta, ci fanno capire che Egli ha la volontà e il potere di farci entrare in una nuova vita, la vita di Dio, in cui nulla ci potrà mancare e che non finirà mai.

A noi sta accettare o rifiutare questa proposta.

La fiducia nel Signore

La fiducia nel Signore

I suoi tempi non sono i nostri tempi

Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?» (Mt 8,27).

L’azione di Gesù ci mostra la potenza della sua divinità. Dio ha creato gli elementi naturali, ed è in grado di dominarli a suo piacimento.

Ma la scena di Gesù che dorme sulla barca mentre il mare è in tempesta ci mostra anche uno spaccato della nostra esistenza: talvolta sembra che la barca della nostra vita stia per affondare, che le difficoltà ci sovrastino, che non sappiamo più davvero cosa fare.

E allora ci viene spontaneo pensare: «Ma il Signore che fine ha fatto? Perché mi ha abbandonato?». In quei momenti pensiamo a questo episodio.

Gesù, sulla barca della nostra vita c’è e anche se talvolta sembra dormire è perché i suoi tempi non sono i nostri, e i suoi progetti su di noi sono diversi dai nostri.

Non perdiamo la speranza nei momenti difficili, e continuiamo a invocare il suo aiuto con fiducia. Prima o poi, quando riterrà che sia il momento giusto, farà cessare le tempeste attorno alla barca della nostra vita.

La porta stretta

La porta stretta

L’unica via che conduce alla vita

Dicendo che la porta che conduce alla salvezza è stretta, e quelli che la trovano sono pochi Gesù non intende dire che i dannati all’Inferno sono molto più numerosi che i beati in Paradiso.

A questa domanda Gesù non ha risposto (si veda il vangelo di Luca 13,23). Non è questo il punto. Quello che Gesù vuole dirci è che la strada per la vita eterna è faticosa e dolorosa, è la via della croce.

Dicendo che sono pochi quelli che la trovano Gesù non vuole dirci che il Paradiso è qualcosa per pochi, per una piccola minoranza di eletti, ma ci vuole dire che la strada per la vita eterna non è quella del modo di ragionare comune, non è quella del buon senso del mondo.

È sempre una strada che si oppone al modo usuale di ragionare e di vivere. È una via di opposizione, una via minoritaria. Ma per quanto stretta ed angusta sia, il Signore ci esorta a percorrerla, perché conduce alla vita.

La via che conduce al Cielo richiede talvolta rinuncia e sacrificio. Ma non è una rinuncia fine a se stessa. Sono rinunce e sacrifici che ci conducono alla gioia eterna, che non tolgono nulla di ciò che rende bella gioiosa la vita, non tolgono nulla ma donano tutto.

Non accumulate per voi tesori sulla terra … (Mt 6,19)

Non accumulate per voi tesori sulla terra ... (Mt 6,19)

Rendere servi i tesori, e non esserne servi.

Quando ci chiede di non accumulare tesori sulla terra, Gesù non ci chiede di disprezzare le cose di questo mondo. Dio le ha create perché noi, usandole, possiamo vivere.

Ci chiede però di non legare il nostro cuore a cose che dovremo necessariamente lasciare. Ci chiede di non permettere che ciò che è stato creato a nostro servizio finisca per diventare il nostro padrone, assorbendo gran parte delle nostre energie e generando grandi preoccupazioni.

Il nostro cuore deve rimanere legato a Dio, l’unico che, anche nelle difficoltà e nei dolori, può dare senso alla nostra vita e ci permette di vivere bene.

I beni di questo mondo sono ottimi servi, sono necessari alla nostra vita e se usati bene ci permettono di fare del bene a noi e al nostro prossimo, ma sono pessimi padroni, perché se non facciamo attenzione ci rendono loro schiavi.

La giustizia umana: “Occhio per occhio, dente per dente”

La giustizia umana: "Occhio per occhio, dente per dente"

Il significato profondo della Giustizia di Dio

“Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello” (Mt 5,38-45).

“Occhio per occhio” e “dente per dente” non sono parole che indicano una pratica barbara, disumana, qualcosa di ingiusto. Tutt’altro. Sono espressioni che sintetizzano la giustizia degli uomini.

Una giustizia forse un po’ primitiva, brutale, che deve essere perfezionata, ma queste parole non realizzano un’ingiustizia.

È però vero che la giustizia degli uomini non è la giustizia di Dio. La giustizia degli uomini si limita a disciplinare la convivenza, a regolare, nel modo migliore, i diritti di ciascuno. La giustizia di Dio invece è fondata sull’amore, traduce in pratica i due comandamenti fondamentali: ama Dio e ama il prossimo.

È fondata sulla misericordia, che non significa che dobbiamo rassegnarci all’ingiustizia, ma significa che dobbiamo dare alle cose il giusto valore, talvolta lasciando a Dio il giudizio, sapendo che noi stessi siamo debitori verso Dio.

L’amore è insieme giusto e misericordioso, e Dio è amore, e in Lui la giustizia e la misericordia sono entrambe pienamente realizzate. Noi siamo stati creati a sua immagine e somiglianza, ed è per questo che abbiamo in noi sia l’esigenza della giustizia sia quella della misericordia.

Usare misericordia verso chi è in difetto con noi non significa rinunciare alla giustizia. Significa invece essere giusti, perché adoperiamo con gli altri quel metro di misericordia che il Padre continuamente usa verso di noi.

Maria Santissima, Madre della Chiesa

Maria Santissima, Madre della Chiesa

È questo uno tra i tanti titoli della Santa Vergine

Gesù in croce, prima di morire, affida il discepolo, affida ciascuno di noi, affida la Chiesa a sua madre. «Ecco tua madre».

Dopo la morte, un soldato, con un colpo di lancia, spezza il cuore di Gesù, e vi fuoriescono acqua e sangue, che i Padri hanno sempre visto come simbolo del Battesimo e dell’Eucaristia, più in generale dei sacramenti.

Gesù, quando stava per spirare e non poteva dilungarsi in dettagli, ci affida a sua madre, e affida sua madre a noi.

La devozione, l’amore per Maria non è qualcosa di opzionale, di facoltativo: ci è stato comandato da Gesù nel suo ultimo fiato di vita terrena.
Noi siamo stati affidati a Maria: Ella ci introduce alla vita della Chiesa, ci accompagna ai sacramenti, ci aiuta nel ricevere la Grazia di Dio.

Maria è la strada per andare verso Gesù, unico salvatore del mondo. È attraverso di lei che Dio è venuto a noi, quando il Figlio di Dio si è fatto uomo, ed è attraverso di lei che vuole che noi andiamo verso Dio.

Maria, madre del Capo, Cristo, non può che essere anche madre del corpo, la Chiesa. Non abbiamo paura ad invocarla nei momenti di difficoltà, nei momenti in cui la nostra fede sembra venire meno.

Una madre non abbandona i suoi figli.

Le vie del Signore …

Le vie del Signore ...

Spesso ci illudiamo di poter controllare i progetti divini

Se voglio che egli rimanga finché io venga, a te che importa? Tu seguimi“.

Gesù risponde a Pietro, e a ciascuno di noi. Ci invita a non perdere tempo in questioni inutili (“Signore, che cosa sarà di lui?“), a concentrare il nostro interesse, i nostri pensieri e il nostro agire sull’unica cosa che conta: fare la volontà di Dio e salvarci l’anima.

Ci sono questioni che possono sembrare interessanti, stuzzicare la nostra curiosità. Ma che non servono alla pienezza della vita.

Allora è bene non perderci tempo ed energia, e dedicarci a ciò che è più importante nella vita; seguire il Signore e fare la sua volontà.