La parabola del chicco che muore

“Chi ama la propria vita la perde …”

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà»
(Dal Vangelo secondo Giovanni).

Celebriamo oggi la festa del martire San Lorenzo.
Martire è una parola che deriva dalla lingua greca e significa «testimone». Il martire testimonia l’amore per Dio.

Oggi la parola martire viene usata impropriamente per indicare una persona ingiustamente uccisa. Non è questo il senso vero della parola. Martire è chi viene ucciso in odio alla fede cristiana, e viene ucciso proprio per testimoniare questa fede.

Possiamo chiederci: dove trova il suo senso il martirio, la decisione di lasciarsi uccidere per testimoniare la fede? La risposta è semplice: nella morte di Gesù, nel suo sacrificio supremo d’amore, consumato sulla Croce affinché noi potessimo avere la vita. Il martire segue il Signore fino in fondo, accettando di portare la propria croce, cioè di fare la volontà di Dio e non la propria.

Il brano di Vangelo ci dice che dobbiamo odiare la nostra vita in questo mondo, per conservarla per la vita eterna. Cosa significa questo? Che dobbiamo disprezzare la nostra vita, che insieme alla fede è il più grande dei doni che il Signore ci ha fatto? No di sicuro! Odiare, nel linguaggio del Vangelo, significa non preferire una cosa ad un’altra. In questo senso vanno letti gli ammonimenti di Gesù «chi non odia suo padre, sua madre, la sua stessa vita, non è degno di me!».

Non significa che dobbiamo disprezzare tutto questo, ma che dobbiamo avere chiaro che nessun affetto terreno, neppure quelli più giusti e santi della famiglia, neppure l’amore per la nostra vita, deve essere preferito all’amore per Dio, il solo che può darci la salvezza, e al quale tutti i giusti affetti terreni devono essere indirizzati.
La chiamata al martirio non è la stupida, ostinata esaltazione di chi mette inutilmente a repentaglio la propria esistenza, ma è l’abbandono di chi si fida pienamente di Dio, che ci da molto di più di quello che ci chiede, fosse anche la vita stessa.

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