Apocalisse di Giovanni, la rivelazione

Il libro letterariamente più suggestivo del Nuovo Testamento

Apocalisse di San Giovanni Apostolo è forse il libro che desta maggior suggestione nel panorama neo-testamentario, e probabilmente anche nell’intera Bibbia.

A contribuire a questo effetto è certamente il genere letterario che gli appartiene, ma anche il suo contenuto escatologico.

Di fronte alla fine dei tempi e al giudizio finale l’uomo ha sempre assunto un atteggiamento di sospetto misto a paura. Occorre riconoscere che alcuni atteggiamenti del passato possono aver contribuito ad alimentare questi sentimenti, ma se si indaga sul contenuto del libro, ci si accorge che ad essere sbagliato è l’approccio del lettore.

Cosa realmente significa “apocalisse”

Il titolo stesso dà adito a fraintendimenti. Il termine “apocalisse” è oggi comunemente interpretato come sinonimo di “disgrazia” o addirittura di “armageddon”. Quest’ultimo è un errore madornale e ancora peggiore del primo.

“Apocalisse” deriva dal sostantivo greco ἀποκάλυψις (apocalypsis) e significa “rivelazione”, “svelamento”. Indica quindi il “togliere il velo” da argomenti o vicende. E ciò a cui Apocalisse di Giovanni si riferisce è la Parousia, ovvero il ritorno del Cristo.

Solo questo basterebbe a farci capire che non può essere un libro di tragedia.

Il genere letterario che definisce il libro di Giovanni è quello che stabilisce e simboleggia la categoria propria “apocalittica”, con grandi metafore, una simbologia forte e richiami evidenti a entrambi i testamenti. Riferiti all’Antico Testamento troviamo infatti 40 versetti.

Vengono tratte dall’Apocalisse immagini altamente simboliche, come la Santa Vergine che calpesta il serpente, o la descrizione della Gerusalemme Celeste.

Le scene “forti” sono anche dovute al carattere dell’autore, non dimentichiamo che Giovanni è l’Apostolo dell’Amore ma anche il “Figlio del Tuono”. È definito figlio di tre madri, perché generato dalla moglie di Zebedeo, affidato a Maria, ma anche, appunto “figlio del tuono” che in ebraico è di genere femminile (“la tuona”).

Come leggere “Apocalisse”

Seppure non certamente attribuibile a Giovanni, a causa del diffuso (e allora lecito) fenomeno della falsa epigrafia, Apocalisse è certamente uno scritto giovanneo, ovvero di ambito dei discepoli o della scuola dell’Apostolo. È comunque un libro ispirato e per questo degno dell’inserimento nel canone.

Venne dunque scritto alla fine del I secolo d.C. e risente dell’esperienza della Chiesa che si appresta a uscire dal periodo apostolico, chiudendo la “Rivelazione”.

La lettura del libro va dunque seguita con animo di speranza, e non in atteggiamento di timore. Ciò che l’Apocalisse descrive si è infatti già in parte realizzato, e quanto deve ancora accadere sarà caratterizzato dalla bontà e dalla misericordia del Cristo.

Risulta evidente il messaggio che Dio vuole la salvezza di tutti e che al giudizio parteciperemo anche noi, con una visione chiara del nostro essere e essere stati. La sentenza sarà anche dipendente dal nostro libero arbitrio.

Apocalisse dunque è un titolo che resta fedele all’etimologia originaria del termine, e non all’accezione che comunemente gli viene attribuita.

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