Sposa dell’Agnello e immagine della Chiesa
La Gerusalemme presentata nell’Apocalisse di Giovanni è spirituale, perché discende dal cielo. Si tratta di un’immagine più volte evocata (Ap 3,12 e 21,2). Questa Gerusalemme viene anche indicata come Sposa dell’Agnello (Ap 21,9) di cui invoca il ritorno (Ap 22,17).
Sono chiare identificazioni simboliche che la indicano come la Chiesa di Cristo, quella su cui “le forze degli inferi non prevarranno”).
È anche la città di Colui che è tre volte santo, come si comprende dalle misure rivelate in Ap 21,16, ovvero 12.000 stadi, ma soprattutto dall’uguaglianza delle tre dimensioni spaziali: lunghezza, larghezza e altezza. Una città a cui si accede attraverso la Fede che introduce la Salvezza, simboleggiata e resa solida dalle 12 porte fatte di perle. È facile riconoscere nelle 12 porte gli Apostoli, deducendolo anche da Eb 11,10.
All’interno della Gerusalemme celeste l’Apocalisse fissa quanto è oggetto della nostra Fede. Il trono è la Croce di Cristo su cui siedono Dio e il Figlio, in una rievocazione dell’albero della vita che porta frutto e dà la vita eterna. Le foglie di questo albero sono costituite dalla corona di spine e provvedono a guarire da ogni peccato.
Il trono è anche una sorgente di acqua viva (Ap 22,11), come annunciato da Ezechiele (Ez 47,9), per il battesimo di vita eterna che sgorga dal costato del Cristo. È una città d’oro, costruita sulla fedeltà del suo Sposo.
Questa è l’immagine che l’Apocalisse e la Scrittura in genere ci fornisce della Chiesa, la quale si contrappone alla “prostituta di Satana” (chiamata Babilonia), il cui destino sarà di essere uccisa e divorata dal suo stesso padrone.
La fedeltà alla Chiesa di Cristo e al Magistero è dunque annunciata da Giovanni nell’Apocalisse, che contrariamente a quanto si crede comunemente, non è un testo che profetizza disgrazia, ma è un libro di grande speranza. E che si chiude infatti con la sposa che invoca il suo Sposo.
Bibliografia:
Piccolo Dizionario dell’Apocalisse, Francesco Vitali, Tau Editrice, Todi 2008