Sul cartiglio fu scritto che Gesù è Dio

Il Vangelo Giovanni si sofferma su un particolare che dalle traduzioni risulta fondamentale

Perché in un momento tragico come quello della crocifissione Giovanni si sofferma su quanto fu scritto sul cartiglio? E perché i sacerdoti, non paghi di aver fatto condannare Gesù a Morte si recarono da Pilato per far modificare il cartiglio?

In effetti sul titulus crucis faceva bella mostra di sé il nome di Dio. Ovvero il tetragramma sacro, quella inscrizione che gli ebrei non osano pronunciare neppure oggi, e che ogni studioso di Ebraico Biblico non pronuncia per rispetto al credo ebraico: “יהוה” (YHWH).

Sappiamo che a quel tempo in Palestina si parlavano quattro idiomi: Ebraico (detto oggi Biblico), che era la lingua della religione e dei riti sacri; Latino, lingua dello stato e utilizzata per gli atti ufficiali; il Greco (detto oggi Neotestamentario), parlato dai grandi dotti; e infine l’Aramaico che era la lingua del popolo, derivata dall’esilio a Babilonia terminato circa 5 secoli prima e penetrato nella comunità ebraica.

Il cartiglio rivelatore

Il cartiglio, che era obbligatorio nel caso di esposizione pubblica delle condanne, veniva redatto nelle prime tre lingue. Abbiamo quindi la derivazione a noi più familiare che è quella latina : INRI, ovvero Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum. Ma quella ebraica offre spunti veramente interessanti.

Quando Dio si presentò a Mosè disse di essere “Colui che è” che traslitterato in ebraico è “Ehyeh asher ehyeh”. Nella traduzione greca diventa “ego eimi ho on”, “Io sono l’ESSERE”.

Nell’inviare Mosè agli israeliti Dio è ancora più specifico e ordina al profeta di riferire che è mandato da “Io sono” (YHWH). Da qui il nome di Dio.

Gli ebrei sono così attenti a non pronunciare questo nome che negli scritti i masoreti hanno inserito indicazioni vocaliche per renderlo impronunciabile. La più diffusa fu YeHoWaH, da cui i Testimoni di Geova hanno creduto fosse il vero nome.

Sul cartiglio la scritta ebraica che definiva la condanna fu: Gesù il Nazareno Re dei Giudei, che in ebraico figurava: “ישוע הנוצרי ומלך היהודים”. Leggendolo da destra a sinistra come si fa con le lingue semitiche abbiamo: “Yshu Hnotsri Wmlk Hyhudim” e quindi YHWH.

I sacerdoti, avvezzi a praticare l’ebraico rituale si accorsero immediatamente della significativa scritta e corsero da Pilato per farla modificare. Ma sappiamo che Pilato rispose: “Quod scripsi scripsi”, “Quel che ho scritto, ho scritto”.

Si compì quindi quanto Gesù disse nell’annunciare la propria morte in croce: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che IO SONO e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato.

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