Ecologia come conservazione del creato e coscienza del “non spreco”

La Terra ci è stata affidata.

I tempi moderni tendono a sintetizzare contenuti e concetti, e di conseguenza il rischio di relativizzare sale a dismisura. È un aspetto che già Benedetto XVI aveva evidenziato, e che Papa Francesco sta ribadendo.

Uno dei temi più pressanti, ma stranamente controversi, anche per l’interpretazione politica che viene attribuita e lo scarso approfondimento conseguente, è quello dell’ecologia.

Dovrebbe essere un argomento tale da interessare tutti molto da vicino e che non dovrebbe trovare forze contrarie, ma in realtà non è così.

Si vanno formando due schieramenti che sempre più assumono connotati politici, mentre la questione meriterebbe un’attenzione unanime e costruttiva. Le due parti si stanno radicalizzando, e se dal fronte ecologista si avvertono posizioni anche estremiste, dall’altro sta crescendo pericolosamente una frangia negazionista.

Occorre quindi riportare “la palla al centro” e ricominciare da un’analisi imparziale e obiettiva.

È quanto sta facendo Papa Francesco spostando l’attenzione su alcuni aspetti fondamentali i quali abbracciano i temi religiosi, come giustamente gli compete, ma anche altri ambiti che sono comunque propri del campo d’azione della Chiesa, come quello sociale e sociologico.

Il Santo Padre non esita a riaffermare i motivi per cui il Creato ci è stato consegnato. Essi si riconoscono nell’intendere il pianeta quale teatro in cui deve svolgersi il cammino dell’uomo verso il Regno di Dio. Ne emerge quindi la responsabilità religiosa, ma anche quella civile della trasmissione della Terra ai nostri figli. Il pianeta non è nostro: ci è stato affidato affinché lo custodissimo. Nella sua enciclica Laudato Sì Papa Francesco è molto esplicito.

In questa visione si legano gli aspetti spirituali e umani che sono come sempre imprescindibili.

Ma le ragioni non si fermano qui.

Esiste anche un campo educativo valido sia in senso civico, che etico e morale. Con la giusta attenzione alla conservazione dell’ambiente si evidenzia anche la cultura del “non spreco”. Questa è un’accezione molto delicata anche perché va a toccare interessi economici e teorie utilitaristiche che si riconducono al consumismo.

Abituarsi a non sprecare costituisce un aggancio importantissimo ad alcune abitudini che potrebbero essere modificate con beneficio dell’ambiente ma anche e soprattutto dell’individuo.

Dare importanza a ciò che si possiede e valorizzarne la valenza, non può che portare ad una presa di coscienza migliore e a una corretta crescita intellettuale. Si tratta di un invito a un’educazione che recupera il senso della rinuncia, temprando in modo naturale sia lo spirito che il corpo. Il senso dell’attesa ne uscirebbe fortificato. Sarebbe poi un modo inconfutabile per educare carattere e volontà, parametri di cui si sente molto la mancanza ai nostri giorni.

In passato esisteva il ricorso al “fioretto”, ovvero quelle piccole rinunce che si praticavano per allenare la speranza. Questo concetto è stato svilito e spesso ridicolizzato da una cultura moderna sempre più falsamente pratica e certamente superficiale.

Dobbiamo perciò gioire quando sentiamo il Papa parlare di ecologia e conservazione del Creato, perché in queste proposte risiede un progetto educativo che sarebbe giusto nutrimento per corpo, spirito e intelletto.

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