La missione è compito di tutti i cristiani

Luca riferisce che altri 72 discepoli furono inviati a evangelizzare: il numero delle popolazioni allora conosciute

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.

(Dalla liturgia)

Il brano di vangelo che abbiamo appena letto parla di altri settantadue discepoli. Altri rispetto a chi? Ai dodici apostoli che Gesù aveva inviato in precedenza. Marco e Matteo parlano solo dell’invio degli apostoli, Luca invece ci parla anche di questo invio, di altri settantadue. Come dire che la missione non è riservata al ristretto gruppo dei Dodici, ma è per tutti. Ogni cristiano è tenuto, in modo conforme al suo stato di vita ad essere missionario, ad annunciare il regno di Dio. Settantadue non è un numero scelto a caso: secondo il libro della Genesi è il numero delle popolazioni presenti sulla terra. Come dire che l’annuncio del vangelo è destinato anzitutto al popolo eletto di Israele, ma deve poi raggiungere tutti i popoli.
«Designò», «li inviò». Come per la missione degli apostoli, anche per questi settantadue discepoli Gesù non lascia ad altri la decisione: è Lui che sceglie, che incarica, che manda. Tutto ciò perché risulti chiaro e incontestabile che nel piano di salvezza ogni autentica missione è un dono dall’alto, e che gli uomini non sono salvati dalla iniziativa degli altri uomini, dal loro buon cuore o dalla loro filantropia, ma dall’amore del Padre.
Il Signore ci chiede di pregare perché non manchino operai nella sua vigna. Preghiamo perché gli operai siano sempre fedeli ai comandi che hanno ricevuto. Il discepolo non è chiamato a cambiare il vangelo, con la scusa di adattarlo ai bisogni del nostro tempo, ma è un annunciatore che tenta, magari anche riuscendoci poco, di cambiare se stesso per essere un pochino più conforme al vangelo che non cambia.

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