Confraternita Santa Caterina V.M., Mendatica – La preghiera (parte terza)

Il seminario di formazione svolto a Marina di Massa, presso il Pastoral Consueling

Nell’ambito della formazione per i confratelli di Santa Caterina V.M., di Mendatica, si è ribadita la necessità della preghiera.

Il Vicario foraneo, Don Enrico ha quindi rilevato che pregare non consiste in una semplice e pedissequa ripetizione distratta di formule imparate a memoria: semmai questo serve a “sintonizzarci“ sul giusto canale di comunicazione col Padre: si prega con amore e per amore. E per “vivere” l’amore occorre prima di tutto amare di un amore sano e perdonare sé stessi.

La preghiera, infatti, va concepita come una frequentazione di una persona amata, non come un rito o una pratica da svolgere, perché c’è il rischio di cadere nella superstizione: la preghiera non è un distributore automatico di Grazia.

Occorre poi ricordare che siamo figli, e come i tutti i figli, a volte chiediamo cose che crediamo buone, ma in realtà non lo sono.

Infine si deve prendere coscienza che la preghiera acuisce i sensi materiali (udito, vista, olfatto, tatto e gusto) e li eleva a essere anche sensi spirituali.

L’udito diviene ascolto, e l’ascolto deve far crescere il senso di dignità: ascoltare una persona amata ci rialza nelle cadute. In Greco risorgere significa guarire.

La vista insegna a guardare, contemplare e dunque a “vedere dentro” a cose o persone scorgendone le bellezze. Questo ci introduce alla bellezza di Dio e cogliere ciò che passerebbe inosservato.

L’olfatto ci fa distinguere ciò che è un odore piacevole da uno spiacevole. È quindi discernimento tra bene e male, e allenamento a farlo.

Il gusto ci dà il sapore delle cose, e dobbiamo trasferirlo sul “sapore” degli altri. L’etimologia di sapore fa riferimento alla sapienza e dunque al sale, il quale conferisce il sapore. La preghiera dà perciò la sapienza ovvero la conoscenza del bene.

Il tatto è coinvolto perché con la preghiera il “tocco” alle persone diviene diverso e assume accezioni psicologiche: ci trasforma in guaritori come lo furono gli Apostoli. La mano sulla spalla di una persona amata in difficoltà diviene la mano di Dio attraverso la nostra.

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