La necessità della preghiera
Nel corso della seconda giornata di formazione per i confratelli, Don Enrico si è concentrato sulla necessità della preghiera.
Purtroppo dimentichiamo spesso che la preghiera non è un optional ma una vera occorrenza indispensabile: una necessità vitale.
Noi nasciamo dall’acqua e dallo Spirito Santo, come ascoltiamo nel rituale del Battesimo. La preghiera è il respiro dello spirito, ritmato e costante. Ci accorgiamo del respiro (che pratichiamo in modo automatico) solo quando diventa affannoso e lo avvertiamo come insufficiente.
Come per il corpo, abbiamo bisogno per lo spirito di tre componenti: respiro, alimentazione e cura. Il respiro è la preghiera, l’alimentazione è l’Eucarestia e la cura è la remissione dei peccati nella Confessione. Nella Santa Messa questi componenti trovano un perfetto complemento. Respiro, alimentazione e cura sono infatti complementari: uno sostiene l’altro.
Se la preghiera è necessaria occorre scoprire COME pregare, un interrogativo che si sono posti anche gli Apostoli. Gesù rispose insegnando il Padre Nostro, che è il modello della preghiera.
Per prima cosa si deve benedire il Padre: Gesù lo benedisse sempre, anche prima delle moltiplicazioni («Sia santificato il tuo nome»). Poi si invoca la venuta del Regno di Dio e si chiede che avvenga tutto secondo la volontà di Dio, prendendo coscienza che ciò che chiediamo potrebbe anche non essere il nostro bene.
Dobbiamo successivamente chiedere a Dio di esaudire le nostre richieste («Dacci oggi il nostro pane quotidiamo»), ma per esserne degni chiediamo la remissione delle nostre colpe. A questo punto è necessaria un atto di giustizia: dobbiamo uniformarci alla giustizia che chiediamo, e dobbiamo essere consci che saremo giudicati col metro che usiamo con i fratelli (« … come noi li rimettiamo [i debiti] ai nostri debitori».
La conclusione è il riconoscerci incapaci di vincere da soli il peccato, domandando l’aiuto di Gesù nelle prove che ci potrebbero portare alla tentazione.
Dobbiamo avere fiducia nella preghiera: essa verrà sicuramente esaudita se è conforme al vero bene ed è forte e sincera. Non veniamo esauditi quando chiediamo una cosa che ci sembra giusta dal punto di vista terreno ma non rientra nella grande bontà di Dio. Ma c’è un altro caso in cui la preghiera non avrà effetto: quando è debole.
A volte facciamo tre errori:
Petimus mali: chiediamo DA CATTIVI, quando vogliamo il perdono ma non perdoniamo;
Petimus mala: chiediamo cose cattive, ovvero domandiamo di essere esaudite in circostanze che ci sembrano buone, ma in realtà non lo sono per Dio e per il vero bene;
Petimus male: chiediamo malamente, quando il nostro pregare è distratto, fatto di formule vuote, e cuore e mente non sono realmente coinvolte, ma emerge solo l’egoismo della richiesta (come bambini capricciosi).