La conoscenza delle Scritture e la coerenza di vita portano ad una fede matura e viva
«In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».
(Dalla liturgia).
«Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro», ci ricorda Gesù. Il cristianesimo non è individualismo, ma comunità. La comunità cristiana può essere composta anche da due o tre persone. L’importante è riunirsi nel nome del Signore, il Risorto.
Nella Chiesa primitiva le comunità erano piccole. Essendo piccole, i membri delle comunità si conoscevano tra di loro, si chiamavano per nome e si amavano tra di loro con amore autentico. Perciò, i pagani, vedendoli, esclamavano: «Vedete come si amano!».
Con l’Editto di Costantino, popoli entrarono a far parte della Chiesa. Il Battesimo veniva dato come oggi vengono date le lauree ai giovani. Molti entravano a far parte della Chiesa senza essere istruiti e senza una vera conversione a Cristo Gesù. Così si cominciò a perdere il senso della Chiesa, del Battesimo, della Parola di Dio, dell’Eucarestia della unione fraterna. L’appartenenza alla Chiesa diventò più giuridica che spirituale. Se oggi in Italia abbiamo ancora un po’ di fede è grazie ai movimenti ecclesiali e i gruppi di preghiera che lo Spirito Santo ha suscitato dopo il Concilio Vaticano II.
In questi movimenti ecclesiali si studia e si conosce di più la Bibbia, si ascoltano di più gli insegnamenti del clero e si pratica di più la comunità cristiana. Tra i fedeli che frequentano il tempio ogni domenica c’è fede autentica o è solo religiosità naturale? Molta gente va in chiesa per tradizione o per dovere. Nonostante l’assidua frequenza domenicale, molti fedeli vivono nel mondo come se Dio non esistesse e conoscono poco la dottrina cristiana. Quante persone hanno la consapevolezza di riunirsi nel nome del Signore e di fare Chiesa?