Le regole del fare e non fare nell’ebraismo ortodosso.
Il Talmud spiega che la Torah contiene 613 precetti ai quali i fedeli devono attenersi per svolgere il proprio ruolo nel creato.
Sono i Mitzvot (מצוות), ovvero due serie di indicazioni obbligatorie che si suddividono in proibizioni e obblighi.
Il numero così ampio viene collegato dal valore numerico (Ghematriah) del termine «Torah» che è pari a 611, a cui vanno aggiunti i primi due comandamenti, nei quali Dio parla in prima persona, arrivando così al num ero totale di 613.
Ma anche questa somma viene fatta risalire a un significato di fondo: sarebbe la somma tra 365 (i giorni massimi che si raggiungono in un anno) e 248, che sarebbe il numero delle componenti del corpo umano.
Si tratta però di un numero e di una serie di regole che nasce dall’influsso di Mosè Maimonide, filosofo e talmudista vissuto a cavallo tra il XII e il XIII secolo, ma che è accettata dalla maggior parte delle scuole rabbiniche, pur non essendo vincolante. Alcuni rabbini propongono infatti liberamente altri numeri.
Tra i mitzvót ne troviamo molte che risultano interessanti ai fini di approfondimenti. Per esempio al n° 173 troviamo l’obbligo a eleggere un re d’Israele una volta radunate le dodici tribù.
La prima regola è «credi nell’esistenza del Signore», ma la lista prosegue con molte altre indicazioni vincolanti, come il rispetto per i forestieri, il non ricorrere alla vendetta, non serbare rancore. Seguono anche proibizioni relative alla consultazione di indovini e alla costruzione e adorazione di idoli: a questo proposito al n° 53 è previsto l’obbligo di distruggerli con i loro accessori, qualora se ne incontrassero Al bando sono anche medium, negromanti e magia in genere.
All’interno dei mitzvót troviamo anche obblighi e proibizioni che hanno a che fare con l’estetica: non tagliare i capelli ai lati della testa (per questo incontriamo ebrei ortodossi con lunghi riccioli che partono da sopra le orecchie), non radere gli angoli della barba con una lama, non tatuarsi, non vestirsi da donna (per gli uomini), non vestirsi da uomo (per le donne).
Ogni ebreo dovrebbe esporre un Mezuzah (מזוזה = stipite), che è un contenitore a cilindro che contiene le prime due parti dello Shemà in pergamena, sulla porta di casa.
Non manca l’obbligo di non lavorare e riposarsi il sabato, il primo e settimo giorno di Pesach (Pasqua) e praticamente in tutti i giorni in cui ricorrono le feste ebraiche (shavuot, kippur, ros haShana, ecc.). Nei sette giorni dello Sukot si dovrebbe obbligatoriamente vivere in una capanna.
Ci sono anche regole che sono comprensibili soltanto nel contesto antico e negli usi del tempo arcaico, come ad esempio quella di non ripudiare la donna che hai costretto a sposarti, o l’obbligo della vedova senza a risposarsi fino alla risoluzione dei rapporti col fratello del marito.
Tra il n° 139 e il 154 c’è l’elenco dei rapporti incestuali da evitare, seguono i divieti a rapporti sessuali con le bestie.
Il divieto di rapporti omosessuali si trova al punto 157, e il 158 specifica il divieto di rapporto omosessuale col proprio padre.
I divieti relativi al cibo sono specifici e si arriva a proibire di cibarsi della buccia dell’uva, dei suoi semi, dell’uva fresca e dell’uva passa.
Citiamo ancora obblighi e proibizioni relativi alle impurità, che sono veramente a 360° comprendendo anche il contatto con i cadaveri.