Gesù richiama la fermezza

La misericordia non esclude la giustizia e la coerenza

«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!» (Dalla liturgia).

Oggi, molto spesso, siamo tentati di proporre un cristianesimo riveduto, addolcito, politicamente corretto, che non è nemmeno una brutta copia di quello vero.

Una caratteristica di questo pseudo-cristianesimo, di questa religione così diversa da quella del Vangelo, è immaginare che il cristiano – sul piano dei principi – possa e debba andare d’accordo con tutti. Anche con coloro che esplicitamente rifiutano il messaggio di Gesù e hanno una concezione della vita assolutamente diversa.

L’importante, si sente talvolta dire, è evitare le polemiche, le discussioni, i disaccordi, le lotte. L’importante è non passare per intolleranti, per fanatici, per retrogradi. L’importante, si dice, è cercare ciò che ci unisce, non sottolineare ciò che ci divide. L’importante è la pace, a qualunque costo, anche a costo di rinunciare alle nostre convinzioni o di nasconderle.

Gesù, dal Vangelo di oggi, sembra pensarla in maniera diversa. Ci dice infatti: «pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No vi dico. Sono venuto a portare la divisione». Il destino della verità è questo: da qualcuno è abbracciata e difesa, da qualcun altro è respinta e combattuta.

Il cristiano che in tutte le questioni che contano, in tutti i problemi etici e sociali, la pensa come con chi cristiano non è, che si trova molto spesso d’accordo anche con chi combatte la nostra religione, deve chiedersi seriamente se sia davvero un discepolo del Signore.

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