La crisi ambientale è connessa a quella umana

Papa Francesco, ecologia e cultura dello scarto

Più volte e a tutti i livelli, Papa Francesco si è dimostrato preoccupato circa le condizioni del nostro pianeta e di conseguenza dell’habitat in cui l’uomo vive.

La denuncia è stata portata anche all’ONU e dunque all’attenzione dei potenti della Terra.

Nelle riflessioni del Papa emerge una stretta attinenza anche con l’aspetto spirituale e religioso. Bergoglio ha rilevato infatti quello che nella sua enciclica Laudato Sì traspare come “Vangelo della creazione”.

In Genesi, ricorda il Papa, i protagonisti della creazione sono tre: Dio, l’uomo e la terra. Le constatazioni oggettive sono due:

  1. Dio è stato escluso, e non figura né nei progetti né nelle considerazioni progettuali
  2. Il rapporto tra uomo e ambiente è divenuto conflittuale.

Si è affermato un utilitarismo dalla vista corta, ovvero poco attento alle implicazioni future, che mira esclusivamente al tornaconto immediato.

C’è inoltre da rilevare che questo “tornaconto” coincide con quello dei potenti, i quali, grazie alle disponibilità economiche possono pilotare scelte politiche, sociali e, naturalmente economiche.

Lo scienziato John Freeman Dyson ebbe a dire, tra il provocatorio e l’amaro, che la scienza sta diventando il produttore di giocattoli per ricchi, e che invece di soddisfare i bisogni, li crea. Un esempio? I viaggi su Marte per turisti.

Nel rapporto conflittuale tra uomo e natura si verificano delle situazioni innaturali. Le risorse (il nome dovrebbe evocare fattori positivi) sono divenute (invece) un problema. Si è affermata la “Cultura dello scarto”, la quale non si limita a gettare risorse, ma viene applicata anche agli uomini: chi non ha voce (feto, malati, disabili, anziani, ecc.) viene soffocato all’altare di un utilitarismo egoista. La vita diviene un accessorio da indossare o dismettere come meglio si crede.

Le soluzioni che vengono proposte, non comprendendo Dio, si basano pesantemente sulla denatalità. Si pensa infatti di risolvere tutto cercando di restare in pochi.

Questa mentalità è pericolosamente contraria ad ogni espressione di libertà e di fratellanza, e di conseguenza (in politica) mina anche l’aspetto democratico.

Il Papa ha anche invocato più volte il ricorso alla sussidiarietà. Lo sviluppo, e ancor più uno sviluppo che sia anche sostenibile, è necessario, ma non può oggettivamente essere imposto. La strada è dunque quella della sussiedarietà, ovvero il mettere in grado tutti di potersi gestire in modo autonomo.

In questo tipo di futuro sostenibile, devono entrare tutti, perché lo squilibrio nella società favorisce anche lo squilibrio in natura, e quest’ultimo distrugge l’ambiente.

Aiutare i popoli a raggiungere la capacità di sviluppo, con spirito cristiano e recuperando Dio, non è elemosina, ma una convenienza per tutti.

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