Il richiamo alla coerenza

Partendo dal rispetto del digiuno, Gesù insegna a essere conformi a ciò che conta

In quel tempo i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno».
Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: «Il vecchio è gradevole!».
(Dal Vangelo secondo Luca)

La pagina del Vangelo di oggi ci invita a non cercare di tenere il piede in due scarpe, di non pretendere cioè di scegliere Dio e di rimanere nel male.

Non è possibile amare Dio e voler rimanere nel peccato. Il vestito vecchio non sopporta il pezzo di stoffa nuovo, i vecchi otri non sono in grado di trattenere la vitalità del vino nuovo.

Se si sceglie di servire Dio, di vivere in amicizia con Dio non si può voler rimanere in situazioni di peccato. I risultati sarebbero drammatici per la nostra anima: ci illudiamo di vivere in grazia di Dio e viviamo invece abitualmente in stato di peccato mortale, pensiamo di fare cosa gradita a Dio e invece ci stiamo dannando l’anima. Ci si illude di amare Dio se si vive abitualmente nel peccato: «Chi mi ama osserva i miei comandamenti» (Gv 14,21).

Chiediamo al Signore la forza di saperlo amare veramente, rinunciando al peccato e cercando, con il suo aiuto, di fare la sua volontà. Solo così potremo avere pace e gioia. Solo così si apriranno per noi le porte del Paradiso.

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