L’umiltà nel trasmettere la Parola

I pensieri di Dio non sono i nostri pensieri, le Sue vie non sono le nostre vie

Talvolta noi preti, ma non solo noi, chiunque ha il compito di insegnare e trasmettere la fede – pensiamo ai catechisti, ma pensiamo soprattutto ai genitori e ai nonni, che sono le persone da cui i più giovani apprendono i primi rudimenti della fede – siamo tentati, quando parliamo di Dio, oppure anche delle cose importanti della nostra vita, di non attenerci alle sacre scritture e al magistero costante della Chiesa cattolica (il solo che interpreta la sacre scritture secondo verità), ma di fare di testa nostra, di trasmettere, invece che la parola di Dio, i frutti del nostro piccolo buon senso, facendo, come direbbe il Manzoni, del nostro cervello il Cielo.

Dimentichiamo così che, come dice la sacra scrittura, i nostri pensieri non sono i pensieri di Dio, e che come il cielo è alto sulla terra, così le vie di Dio sono superiori alle nostre.

Trasmettere noi stessi, i nostri pensieri, la nostra sensibilità, serve a ben poco, se tutto questo non è vincolato alla parola di Dio e all’insegnamento costante, bimillenario della Chiesa.

Chiediamo al Signore di darci l’umiltà necessaria a riconoscere che è nella parola di Dio e non nel nostro piccolo buon senso che possiamo trovare il senso della nostra vita e la felicità.

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