Dimostra come è possibile vivere pienamente il Vangelo.
La vita religiosa è fondamentale in una comunità cristiana pienamente instaurata. I teologi arrivano a sostenere che una comunità non può dirsi completamente formata se all’interno di essa non è presente un esempio di vita religiosa.
Pur non essendo un Sacramento, ma un patto solenne assunto col Signore attraverso un rito molto suggestivo. Il Magistero ha regolamentato questo stato di vita in modo mirabile, con un’attenzione di prudenza verso chi è intenzionato ad accedervi.
Le suore o i frati, prima della professione solenne e perpetua, osservano un lungo periodo di noviziato e di formazione all’interno dell’Ordine prescelto. Successivamente c’è la pronuncia dei voti provvisori, che solitamente dura tre anni. All’interno di questo periodo, il candidato è tenuto al rispetto pieno dei tre voti di castità, obbedienza e povertà.
Solo dopo aver superato queste fasi, e quindi aver acquisito piena scienza e coscienza del passo che si vuole intraprendere, c’è la pronuncia dei voti perpetui.
Il rito può compiersi in tre diverse modalità, ovvero ad altarem, ad manum o ad ostiam. Nel primo caso il candidato scrive di suo pugno un impegno solenne e lo deposita sull’altare. La professio ad amanum è invece quella che si consegna, e con essa ci si consegna, nelle mani di un abate o di un superiore dell’Ordine che accoglie. C’è infine la professio ad ostiam che è quella pronunciata prima di ricevere l’Eucarestia. Quest’ultima fu introdotta dai Gesuiti ed estesa ora anche ad altri Ordini.
In questo stato di vita si pratica in modo diretto la fraternità e la condivisione dei fratelli all’interno del proprio convento. Nel caso dei Benedettini l’assegnazione ad un luogo può essere anche perenne. In questo caso il monaco resta per tutta la vita nel medesimo convento.
Esistono diverse spiritualità che approcciano i diversi ambiti della fede. Ci sono coloro che esaltano la Passione di Nostro Signore, altri che vivono più intensamente il carisma della carità, altri ancora che privilegiano l’orazione, spesso condivisa con il lavoro manuale, e così via.
Ogni specifica spiritualità però, non è intesa come esclusiva. I religiosi infatti vivono nella pienezza del rispetto evangelico. Questo aspetto evidenzia il fatto che il Vangelo può essere vissuto in modo completo e totale anche in questa vita.
I carismi e voti di castità, obbedienza e povertà hanno molte accezioni, ma tra esse alcune si evidenziano in modo particolare.
La castità indica un totale dono, anche di tutto sé stesso, al Signore. La povertà è l’abbandono totale alla Provvidenza del Signore, la quale non fa mancare ciò che serve. Infine l’obbedienza dovuta ai superiori indica la mitezza di cuore che deve plasmare l’anima del cristiano. Con essa ci si rende disponibili come il grano e i chicchi di grano si offrono mansueti alla trasformazione in pane e vino che saranno corpo e sangue di Gesù. È il simbolo dell’unione trasformante che ci fa figli di Dio e membra del suo corpo.
Pensiamo a queste cose ogni volta che incontriamo un frate o una suora. Pensiamo anche che sono uomini e donne che si sono offerti al Signore, ma che restano mortali e di questo mondo. Un loro eventuale peccato, come i peccati dei laici, non tolgono nulla alla santità della Chiesa (corpo mistico del Cristo), né al concetto dell’offerta della loro vita.