La partecipazione attiva del popolo all’Eucarestia

Come il Concilio Vaticano II è intervenuto

Nei primi anni del Cristianesimo la partecipazione del popolo all’Eucarestia era spontanea e intrepida. Nonostante le persecuzioni che si susseguivano in modo ricorrente, e i rischi derivanti, i Cristiani si riunivano costantemente.

L’Eucarestia fu il primo rito adottato, e veniva celebrato nelle case private, con un banchetto al termine del quale si ripetevano i gesti di Gesù nell’ultima cena, e venivano distribuiti pane e vino.

Con Costantino e Teodosio la religione cristiana fu non solo ammessa, ma successivamente elevata a religione di Stato. Furono costruiti gli edifici di culto, a modello delle basiliche civili, ovvero come luoghi di riunione in assemblea.

Il Medioevo

In epoca franco-carolingia ci fu poi una grande enfatizzazione sulla Comunione e si diffuse l’impressione che assumere il Corpo di Cristo fosse qualcosa di cui pochi erano degni. A ciò si aggiunse una gestione della Penitenza che prevedeva l’assoluzione solo una volta nella vita. Per questo motivo molti fedeli pensarono di farsi battezzare e poi comunicarsi verso la fine della vita.

L’unico modo per avvicinarsi al Signore restava quindi l’Elevazione, in cui si contemplava il Corpo di Dio. E quel momento assunse un grande significato, tanto che i sacerdoti tenevano quanto più a lungo possibile l’Ostia elevata in modo che i fedeli potessero vederla. Nacque da ciò l’Adorazione Eucaristica.

Questo stato di cose perdurò a lungo, e la Chiesa prese provvedimenti. Nei secoli successivi fu riformata la Penitenza, fino ad assumere la forma che conosciamo, ma anche la concezione di Eucarestia mutò con il progresso delle conoscenze bibliche e teologiche.

Restò però un grave problema: quello che vedeva il popolo praticamente escluso dalla celebrazione della Santa Messa. Questa scarsa partecipazione era dovuta ad un’idea diffusa di netta separazione tra il Sacerdote ordinato e il popolo. L’intuizione del Sacerdozio battesimale non era ancora stata assunta.

Il rito prevedeva delle lunghe preghiere e invocazioni solitarie da parte del celebrante, espresse in latino, lingua che nel frattempo si era persa tra il popolo. Le formule erano spesso recitate sottovoce. L’assemblea quindi trascorreva praticamente tutto il tempo della Santa Messa, nella migliore delle ipotesi a pregare per conto proprio. Nella maggior parte dei casi ci si guardava attorno senza partecipare minimamente al Sacrificio.

A risolvere il problema fu il Concilio Vaticano II, che strutturò la Santa Messa in modo più consono a quello di un’assemblea orante.

Come ha operato il Concilio

Fu rivalutata la funzione del popolo in relazione alla sua mansione sacerdotale data dal Battesimo, che venne riconosciuta anche nella preghiera: “Ti ringraziamo o Signore per averci ammesso alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale”.

Oggi i laici sono parte attiva nella Santa Messa e dispongono anche di una preghiera specifica (la Preghiera dei Fedeli) nella quale rispondono a alcune invocazioni: è un momento aggiunto al Padre Nostro in cui il popolo si rivolge direttamente a Dio.

La riforma più grande e incisiva fu ovviamente l’introduzione delle lingue nazionali. In questo modo l’assemblea può comprendere più profondamente il significato di invocazioni e preghiere, avvicinandosi quindi con maggiore cognizione all’Eucarestia.

L’aspetto apostolico è rispettato, in quanto gli Apostoli e i primissimi cristiani non recitavano formule latine. Lo stesso Gesù per istituire l’Eucarestia non parlò in Latino. L’intento di Gesù era quello che il messaggio arrivasse e si istituisse il memoriale.

Questo spiega anche perché nei riti esistono gesti immutabili, che sono quelli di istituzione divina (spezzare il pane, distribuirlo, ecc.), e altri che invece sono mutabili nella funzione pastorale della Chiesa.

Il rito latino ha mantenuto un suo fascino, e non è proibito. La sua celebrazione va però effettuata solo in contesti atti a rinnovare il coinvolgimento spirituale, ma non può essere la regola. La Chiesa infatti consente le celebrazioni in Latino, ma solo su espressa approvazione del Vescovo diocesano.

Una volta recuperata la partecipazione attiva dei laici, la Chiesa ha anche riconosciuto la necessità di assegnare loro alcuni ministeri. Sono il Diaconato permanente, l’Accolitato, il Lettorato, la funzione di Ministro straordinario dell’Eucarestia quello del Catechista, che (Diaconato permanente a parte perché è Ordine Sacro e appartenenza ai Chierici) sono aperte a uomini e donne.

La Santa Messa

La partecipazione alla Santa Messa è un momento di comunione fraterna, in cui l’Assemblea si offre in unità col sacrificio di Cristo. I doni dell’offertorio rappresentano il frutto e il lavoro dell’uomo. E non a caso il vino è derivato dal sacrificio degli acini col lavoro dell’uomo, e allo stesso modo il pane è frutto della macerazione dei chicchi di grano. Ovvero materia che col suo sacrificio si trasforma in qualcosa di diverso attraverso l’intervento dell’uomo. E si trasforma ancora, successivamente in sangue e corpo di Nostro Signore con l’invocazione dell’uomo e l’intervento di Dio. In quella collaborazione che Gesù ha sempre cercato.

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