Con riferimento a “Il cantiere del Pentateuco”, di Jean Louis Ska
Premessa
Sappiamo che la Bibbia non è un libro di Scienze. E non ha mai avuto intenzione di esserlo. Si tratta della raccolta di Scritture che noi credenti riconosciamo ispirate.
La stesura del suo libro più recente dell’Antico Testamento, risale a circa 2.100 anni fa, mentre quello più recente del Nuovo Testamento, a circa 1.900 anni or sono. Nel caso del Primo Testamento ciò che viene riportato si riferisce a eventi accaduti a circa 3.500 anni fa, e ripetuti oralmente di generazione in generazione per migliaia di anni prima di accedere alla forma scritta.
Gli studiosi, stanno indagando sulla probabilità che vi sia stata una redazione avvenuta nel periodo immediatamente successivo al ritorno del popolo ebraico dalla cattività babilonese.Il valore di quanto riportano le Scritture è centrato sulla comunicazione da parte di Dio agli uomini. L’ordine stesso in cui vengono presentati i vari libri nella Bibbia, non fa riferimento all’aspetto cronologico, ma segue un percorso pedagogico. Ne deriva che Genesi 1 sia stata scritta circa 400 anni dopo rispetto a Genesi 2, che nelle Scritture la segue.
Gli stessi eventi narrati, figurano in alcuni casi due volte. Questa particolarità costituisce per gli storici una garanzia. Partendo infatti dal presupposto che gli ebrei hanno sempre considerato sacra la parola di Dio, si sono fatti scrupolo di non eliminare alcuna delle tradizioni manifestate nel passato. Ecco quindi che la Bibbia racconta spesso lo stesso evento secondo la tradizioni riconosciute da Julius Wellhausen nell’ipotesi documentale.
Genesi 1
Il primo messaggio della Genesi (in ebraico בראשית = in principio) si riferisce al fatto che non si parla di una creazione dal nulla. Il mondo semitico infatti non aveva la concezione del “nulla”, e lo identificava con il “caos”.
Per indicare l’azione creatrice viene utilizzato il verbo “barah” (בָּרָ֣א) che in realtà indica “fare qualcosa di meraviglioso”.
La terra viene presentata come informe e deserta, con le tenebre che la avvolgono. E a differenza di quanto viene indicato in altre religioni, non c’è alcuna lotta per la creazione.
I primi quattro giorni vengono caratterizzati da separazioni non distruttive. Il deserto (“midbar”=מִדבָּר), le tenebre, ecc., restano in una separazione che dà alterità.
Nel corso del terzo e del sesto giorno abbiamo delle separazioni che esprimono il dono della vita, in un’azione derivata che deve essere continuativa, e in cui il mondo riceve la propria potenzialità di sviluppo. La potenza che qui viene espressa non è aggressiva, ma scandisce il riconoscimento del bene (“Vide che era cosa buona”). Di fatto nel separare Dio dà la vita, e la contempla in un compiacimento che dà senso al riposo del settimo giorno.
Dopo il “Dio disse” troviamo la prescrizione, in uno schema che viene ripetuto nel Decalogo, in cui il Primo Comandamento è il dono, e gli altri nove rappresentano le condizioni per conservarlo.
Sono evidenti fin dai primi versetti le intenzioni di significare i riferimenti al popolo di Israele.
Adamo ed Eva
Nella creazione dell’uomo e della donna, le esegesi di Venen e Beauchamp vedono il coinvolgimento dell’umano nella somiglianza. Adamo viene creato a immagine di Dio, ma la somiglianza viene riferita come una conquista da effettuare, e viene citata solo nel versetto 27. In ciò si riconosce l’autonomia concessa all’uomo.
La fecondità e il dominio sulla natura vengono accompagnati dalla benedizione. Si percepisce però il senso forte dell’utilizzo dei verbi dominare e soggiogare, ancora più chiaro in ebraico. Il dominio affidato all’uomo non implica automaticamente l’uccidere gli animali. Ogni specie ha il suo spazio, e quindi la propria dimensione vitale: all’uomo sono riservati semi e alberi, agli animali le altre erbe, in un simbolismo perfetto. Intravvediamo quindi la metafora che indica come il dominio sugli animali possa anche essere inteso come controllo della “animalità” dell’uomo, attraverso l’aiuto di ciò che condivide con Dio.
Questa prospettiva emerge in Genesi 2 (che ricordiamo essere stata scritta prima), circa l’insufficienza degli animali circa il dare aiuto all’uomo. Il che determinerà la creazione della donna, dalla costola di Adamo.
Circa la constatazione di ciò che “è buono”, ne notiamo l’assenza in corrispondenza della creazione di Adamo, ad indicare che l’uomo non è completo, ma deve raggiungere la completezza con le proprie scelte.
Infine, il riposo del settimo giorno, non deve essere inteso come un bisogno di Dio. È invece l’invito alla continuazione affidata all’uomo.
Si ringrazia il prof. Don Davide Bernini per le sue lezioni.