La Dottrina Sociale della Chiesa, cos’è e come invece viene intesa

La via della Chiesa per il convivere sociale degli uomini

Viviamo in un’epoca in cui relativismo e superficialità hanno il predominio. L’avvento dei social, invece di incentivare un desiderio di crescita culturale, ha intensificato la tentazione di accogliere le informazioni raccolte in rete a seconda delle proprie convinzioni, senza indagare sulla loro attendibilità, e senza preoccuparsi di approfondire i concetti espressi per verificarne i contenuti. In pratica internet è divenuto il mezzo per apparire senza grandi sforzi ciò che vorremmo che gli altri pensino di noi, e non per condurci ad essere ciò che siamo in realtà. In questo contesto si collocano anche i grandi problemi esistenziali, e i temi fondamentali del convivere civile.

Cos’è e cosa non è

Nello specifico, riguardo alla Dottrina Sociale della Chiesa si è detto di tutto e di più, da infinite parti e direzioni.

Vediamo allora di approfondire questo tema. Se non altro per fare un poco di chiarezza e evitare fraintendimenti che in alcuni casi possono essere anche strumentali o funzionali a strategie politiche inopportune.

Va innanzitutto chiarito un principio fondamentale: la Dottrina Sociale della Chiesa è parte della Teologia Morale. E non potrebbe essere altrimenti, visto che fa riferimento a comportamenti dettati da principi confessionali. E con questo si risponde a chi si arroga il diritto di sostenere che la Chiesa non possa intervenire nel sociale.

Non è, come molti credono sbagliando, un “sistema” ma una terza via che propone una critica a Socialismo e Capitalismo. E non è una “tecnica” ma una categoria che fa parte della Dottrina Morale.

La prospettiva della Dottrina Sociale della Chiesa non è il raggiungimento di un “paradiso in terra”, che essa stessa riconosce impossibile da acquisire. È invece un ordine sociale che permetta all’uomo di vivere nella volontà di Dio e di condurre una vita cristiana in cui realizzare le proprie aspirazioni umane e religiose in modo degno.

Si tratta di una dottrina dinamica e non statica. Infatti è in continua evoluzione. Pur essendo sempre stata presente nella Storia della Chiesa a vari livelli e più o meno affermata nei tempi e nei luoghi, è assurta a importanza capitale e palesata in modo chiaro a partire da Leone XIII con la Rerum Novarum, e prosegue senza soluzione di continuità fino a Francesco.

Nella sua evoluzione non modifica e non ha mai surrogato i valori fondamentali perché sono radicati nel Vangelo. Possono variare invece le applicazioni in funzione del contesto, anche perché è disciplina che si applica all’uomo nella sua “umanità”.

Il conflitto con la Politica

Questi motivi di fondo staccano in modo netto la Dottrina Sociale della Chiesa da qualsiasi posizione politica e ancor meno partitica.

Non è corretto altresì affermare che essa si avvicini più ad un principio politico piuttosto che ad un altro. La Dottrina Sociale della Chiesa prevede infatti soluzioni che sono incompatibili in via sostanziale con qualunque altra proposta politica. E ciò è conseguenza del fatto che l’obiettivo della Dottrina Sociale della Chiesa non mira ad un potere governativo, ma all’acquisizione di valori morali che guidino ad una presa di coscienza.

Ne sorte quindi un conflitto permanente con ogni forza politica. E ciò avviene nel momento stesso in cui l’espressione del potere privilegia l’aspetto utilitaristico a scapito di un disegno organico di formazione di una coscienza comune e di un progresso paritario.

Il concetto stesso di parità viene espresso nella Chiesa come un’esigenza che tenga conto delle insuperabili diversità. Allo stesso tempo deve però impedire che una parte soffochi l’altra.

La proprietà privata

In questa ottica si inserisce la posizione della Chiesa sulla proprietà privata. Su questo concetto le strumentalizzazioni si sono moltiplicate proprio per pressapochismo, relativismo e superficialità.

Va innanzitutto detto che la Chiesa riconosce la proprietà privata come strumento indispensabile per garantire all’uomo sicurezza e dignità. Senza l’idea di poter disporre di qualcosa di proprio non sarebbe possibile garantire all’uomo un futuro sereno e scevro di oppressione.

Questo però non può e non deve autorizzare ad intendere la proprietà privata come un qualcosa di assolutamente dovuto a scapito di chi non ha propri mezzi. In questo senso la proprietà privata non è più un valore assoluto, ma deve essere strumento per consentire una dignità di base e di vita anche a chi è rimasto indietro.

Non si tratta di utopia, ma appunto di una via che si contrappone ad un modo di pensare mondano e utilitaristico. Fattori, questi, che colpiscono in modo paritario ogni cultura politica.

Conoscere la Dottrina Sociale della Chiesa

L’invito è quindi quello di informarsi circa le proposte che sono state formulate attraverso le encicliche dei pontefici che si sono susseguite. Apartire dalla Rerum Novarum del 15 maggio 1891 di Leone XIII, fino alla Fratelli Tutti del 3 ottobre 2020 di Papa Francesco, intercalate da numerosi documenti dottrinali. Solo con l’informazione si può affrontare una critica costruttiva e formarsi un’idea concreta sull’argomento, che non sia penalizzata da luoghi comuni o inesattezze. E soprattutto si raggiunge la piena libertà riguardo a colpevoli strumentalizzazioni.

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