La Chiesa madre di tutte le genti

Viaggio nel significato di un concetto che non è solo una formula

La superficialità con la quale spesso viene affrontato il concetto di Chiesa intesa come madre , deriva da un allontanamento dal suo profondo significato.

Dal momento della sua istituzione, la Chiesa ha ricevuto un mandato che l’ha costituita custode della Fede e l’ha resa responsabile del suo annuncio. Un compito che investe di responsabilità tutti gli appartenenti in modo solidale, affinché il messaggio arrivi a tutti.

La prima parte della vita della Chiesa la vide impegnata soprattutto nell’evangelizzazione, attraverso la trasmissione della Parola e la testimonianza di vita. Ma già nel discorso di Pietro, subito dopo la discesa dello Spirito Santo nella Pentecoste, notiamo delle esortazioni materne, che si evidenziano nel porgere l’annuncio con dolcezza.

Nella Didaché (διδαχή, dal greco, “insegnamento”, “dottrina”) scritta tra la fine del I secolo e l’inizio del II, troviamo dei richiami all’unità del corpo mistico. È dall’unione di molti chicchi che nasce il pane eucaristico. E dallo stesso documento possiamo trarre notizia di come le prime comunità vedessero la Chiesa come “famiglia”. Al tempo però l’immagine di Chiesa-Madre era delegato probabilmente solo alla sensibilità dei singoli.

Nel VI secolo si prese coscienza della funzione generatrice della Chiesa. La madre biologica genera i figli e li nutre. Così la Chiesa genera attraverso il lavacro della rigenerazione (il Battesimo), e nutre i suoi figli attraverso la Parola e l’Eucarestia.

Fino a quel momento il Battesimo era impartito esclusivamente agli adulti. Da allora si iniziò a praticarlo ai neonati, a cui venivano impartite anche Cresima e Comunione.

Si ritenne successivamente che anche con il solo Battesimo il neonato può avere la Salvezza. Confermazione ed Eucarestia vennero quindi successivamente procrastinate. Fu il Concilio di Trento (1545-1563) a sancire la decisione. L’obbligatorietà per i genitori credenti di battezzare i figli, ancor oggi riconfermata dal Codice Canonico, si ebbe invece nel 1172.

Mater et Magistra

Mirabile è la descrizione della funzione materna della Chiesa fatta da Papa Giovanni XXIII al primo punto dell’introduzione dell’enciclica Mater et Magistra: “1. Madre e maestra di tutte le genti, la Chiesa universale è stata istituita da Gesù Cristo perché tutti, lungo il corso dei secoli, venendo al suo seno ed al suo amplesso, trovassero pienezza di più alta vita e garanzia di salvezza. A questa Chiesa, colonna e fondamento di verità, (Cf. 1 Tm 3,15) il suo santissimo Fondatore ha affidato un duplice compito: di generare figli, di educarli e reggerli, guidando con materna provvidenza la vita dei singoli come dei popoli, la cui grande dignità essa sempre ebbe nel massimo rispetto e tutelò con sollecitudine. Il cristianesimo infatti è congiungimento della terra con il cielo, in quanto prende l’uomo nella sua concretezza, spirito e materia, intelletto e volontà, e lo invita ad elevare la mente dalle mutevoli condizioni della vita terrestre verso le altezze della vita eterna, che sarà consumazione interminabile di felicità e di pace.

La Chiesa viene identificata troppo spesso nell’immaginario popolare solo come istituzione, perdendo di vista la sua vera identità di popolo, e popolo in cammino. Si tratta di un aspetto importante che non può essere ignorato dai cattolici, perché riguarda l’essenza e il significato di un progetto che parte da Cristo.

Lo scopo della Chiesa è dunque quello di essere il tramite, e di proseguire in questa accezione l’opera di mediazione di Cristo. Se Cristo è l’unico mediatore, la Chiesa de fungere da tramite. E ciò, come è facilmente intuibile, esula dalla sua struttura gerarchica, unica al mondo ad avere in cima un “Servo dei Servi di Dio”.

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