La tradizione delle “veggette”

La semplicità di cuore e l’arguzia dei nostri avi

Il Natale è da sempre la festa della famiglia, in particolare dei più piccoli, che vivono anche l’attesa dei doni di Gesù Bambino.

In passato, questi regali erano pochi e commisurati alla semplicità ed alla frugalità della vita di allora, ma rappresentavano anche un riscontro del comportamento di ogni bambino, che faceva spesso un attento esame di coscienza, nel timore di ricevere carbone, cenere o bucce di patate … Tutti segnali di un giudizio negativo su come aveva compiuto il proprio dovere.

I costumi severi abituavano al rispetto delle regole ed all’autocontrollo, ahimè oggi rimpianto, ed allora indispensabile per chi si sarebbe trovato assai presto a confrontarsi con le responsabilità del mondo adulto.

Un altro atto della volontà che si richiedeva ai piccoli, era quello di aspettare la Messa di mezzanotte a Natale.

Per aiutarli a vincere la battaglia col sonno, quando le palpebre calavano sempre di più, si rompeva la lunga attesa offrendo loro, ogni tanto, una “veggetta”. Si trattava di castagne bollite, chiamate così perché erano le ultime raccolte prima delle gelate.

Per qualche anno la comunità di Mendatica ha provato a far rivivere e condividere questa antica tradizione offrendo le “veggette”, insieme a cioccolata calda e vin brulè, a chi partecipava alla Messa di mezzanotte. Offrirle dopo, anziché prima della funzione, non rispettava appieno la tradizione, ma avvicinava comunque molti alla nostra Cultura (e chiedo scusa per la forse presuntuosa “C” maiuscola).

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